Apertura Falesia della Torre Dimenticata

7 VIE - 13 TIRI - 300m CHIODATI Per la descrizione dettagliata della Falesia, vai a:  Falesia Torre Dimenticata La  Falesia Torre Dimenticata  apre al pubblico con una selelzione di vie dal V al 6c. C'è ancora tanto lavoro da fare, ma vogliamo condividere con voi questo bellissimo posto. Alle vie Re Mugo e Non Dimenticarmi sulla Torre, si aggiungono la via The Edge , sul diedro di fronte alla Torre e il settore  MURAGLIA . La  MURAGLIA  è una placconata di 40 metri che si tuffa dai prati del colle Montu sulla parete nord della Torre Dimenticata. Le vie sono lunghe e sostenute: i primi 20 metri leggermente strapiombanti con un finale su placca tecnica e poco lavorata. La chiodatura è stretta per delle salite plasir e le soste sono unite da una corda fissa per poter provare tutte le linee dall’alto. Quattro linee solcano la Muraglia, più di 70 fix tra soste e rinvii. Il settore è stato chiodato da M. e L. Serafini,   D. Bonfanti ,  D. Soares ,  E. Cavenati,  F. Bizzoni Ringraziamo

Storie di Aperture - Alla scoperta del GCCS sul Corno Stella, alla Cima di Venina, e allo Scudo del Venina


Autore: Luca Serafini

Tratto dall'Annuario C.A.I. Alta Valle Brembana 2020 e pubblicato integralmente sul numero di Settembre 2021 della rivista "All'ombra del Rodes"


Se mostrassi queste foto di placche granitiche a qualunque alpinista che abbia familiarità con le Orobie e con la loro, ahinoi, roccia friabile e scistosa, e gli chiedessi dove pensa che siano state scattate, molto probabilmente mi risponderebbe: “non certo sulle Orobie! Forse si riferiscono a pareti del Masino, o dell’Adamello…” E invece le foto sono state scattate sulla Parete Nord della Cima di Venina, sullo Scudo della Val Venina e sulla  Parete NO del Corno Stella. Cos’hanno in comune queste pareti? Sono costituite dalla roccia più antica delle Orobie, che i geologi solo recentemente (nella decade 2010-2020) hanno potuto datare, applicando tecniche radio-metriche molto avanzate, ad un’età compresa tra i 500 milioni e i 2 miliardi di anni! Basti pensare che i graniti del Masino e dell’Adamello sono bebè al confronto, con un’età di “soli” 30-40 milioni di anni…!
 
Per non parlare dei calcari che formano tutte le Prealpi Orobie, di età compresa tra 150 e i 250 milioni di anni, e la cosiddetta formazione di Collio, che costituisce tutte le Orobie ad Est del Masoni (Diavoli e Coca compresi), datata circa 300 milioni di anni. Questa roccia invece, la più antica delle Orobie, appartiene al substrato cristallino basale su cui si “appoggiano” tutte le Orobie, e che fa parte della placca tettonica africana, o meglio della sua sotto-placca Adria (quella che sostiene il mar Adriatico e gran parte della Pianura Padana): è lo Gneiss Chiaro del Corno Stella, cosiddetto G.C.C.S., che emerge in una fascia Siltri-Tartano-Porcile-Cadelle-Toro-Stella-Venina in corrispondenza della famosa “linea del Porcile”, dove è stata fatta emergere a partire dalle profondità della crosta terrestre dalle impressionanti spinte orogenetiche che hanno formato le Alpi a partire da 70-80 milioni di anni fa fino a circa 25-30 milioni di anni fa. In particolare nella zona della cosiddetta linea del Porcile, l’enorme spinta tettonico-orogenetica, ha portato le rocce più antiche (GCCS e Gneiss di Morbegno) a sovrastare le rocce più giovani (i calcari, i conglomerati/verrucani e la formazione di Collio): segno gigantesco di questa spinta titanica che ha aperto la crosta terrestre come un carciofo sono le lame verticali ben famose del Passo San Simone, che una volta erano orizzontali (come tutte le rocce stratificate sedimentarie), ma sono state deformate e innalzate dalla stessa spinta della placca Adria verso Nord alla linea Insubrica (la Valtellina di oggi), che ha al tempo stesso accorciato di oltre 50 km la crosta terrestre da Milano alla Valtellina! Ed oggi il GCCS è qui per deliziare gli arrampicatori che amano i cristalli granitici! Insomma una polenta ben cotta arrivata fino ai nostri giorni per deliziare il palato dei più esigenti scalatori orobici. Certo, il GCCS non è veramente granito, ma dal punto di vista arrampicatorio le due rocce sono quasi del tutto equivalenti: compatte, fratturate in fessure nette, con una texture molto rugosa e cristallina, per la gioia delle scarpette d’arrampicata. Se mai, la chiodatura sul GCCS è molto più impegnativa che sul granito, vista la frequente presenza di fessure cieche…

Ma come abbiamo condotto la nostra esplorazione e identificazione delle pareti gneissiche delle Orobie? Grazie a questo bellissimo articolo scientifico dei colleghi D’Adda e Zanchetta dell’Università Bicocca di Milano, la cui lettura consiglio vivamente a tutti, con foto e cartine esplicative bellissime su questa zona delle Orobie e le rocce che la costituiscono, incluso il bellissimo GCCS. 

Paolo D’Adda & Stefano Zanchetta (2015) Geological-structural map of the Orobic and Porcile thrust junction, central Southern Alps (N Italy), Journal of Maps. Articolo D'Adda e Zanchetta

Qui di seguito vi presentiamo quattro salite realizzate nell’estate del 2020 in questo regno del GCCS: tre salite sono nuove ascensioni mentre la quarta è una prima ripetizione di una via aperta nel 2018.

                                                                                                        
1) VIA CRAPA DEL BECH, BELAY ON IBEX SKULL
PARETE NORD CIMA DI VENINA
MARCO E LUCA SERAFINI, 1 AGOSTO 2020 (IV GRADO) 
                                                                                                        

La Cima di Venina costituisce l’ultimo scoglio affiorante verso Est sul crinale orobico di GCCS. Oltre questa vetta la formazione di Collio (ceneri vulcaniche schiacciate e blandamente metamorfizzate…) è troppo spessa per poter essere perforata dal basamento cristallino in risalita dal mantello, sotto la spinta orogenetica che ha formato la catena alpina, e così più a Est del Venina ci teniamo le tanto vituperate rocce orobiche, scistose e friabili, dal Diavolo allo Scais (con qualche rara eccezione di bella e compatta vulcanite, vedi Pinnacolo di Maslana). La Cima di Venina protende invece un pilastrone spigoloso verso Nord, proprio al di sopra del Lago di Publino, costituito da un ottimo GCCS del tutto simile a quello della parete NO del Corno Stella, ma di dimensioni ridotte, con un dislivello totale di circa 160 metri. Qui il GCCS si esprime al suo meglio, essendo lavorato dal gelo e spaccato in grandi fessure in modo del tutto analogo al granito di alta quota (Masino, Adamello, etc), al contrario del GCCS presente nei Pioder (quello del Toro-Valbona, lo Scudo del Venina, etc), che, levigato dai ghiacciai orobici nel Pleistocene, presenta placconate così compatte da non offrire fessure chiodabili (né friend-abili).
L’arrampicata sulla Nord del Venina ricorda invece moltissimo quella sulle pareti e spigoli granitici del Masino (con il dovuto rescaling di quote e dislivelli). Tant’è che ad un certo punto della salita mi sembrava quasi di essere sullo spigolo N del Badile! Al di sotto dello strapiombo sommitale, il terrazzo ghiaioso ben riparato dove sostiamo ci presenta una sopresa: una stambecca anziana ha deciso di venire qui a teminare i suoi giorni, e lo scheletro giace scomposto e sparso in pezzi sui sassi del ghiaioncino. Una certa impressione ci provoca il teschio, su cui re-inseriamo a mano le due corna, che erano sparpagliate nei pressi: forse la morte risale a solo un paio di settimane fa, ma la coppia di aquile che abbiamo avvistato mentre eravamo ingaggiati sul primo tiro di corda, ed i gracchi numerosi che volteggiano in cielo, devono aver compiuto l’opera di scarnificazione in tempi rapidi, applicando il detto “mors tua vita mea”. Qui facciamo la nostra terza sosta di arrampicata, che da il nome alla via – belay on ibex skull.

                                                                                                        
2) LO SCUDO DEL VENINA
 LA PLACCA PIÙ BELLA DELLE OROBIE!
                                                                                                        




Se mi avessero chiesto negli anni ’70 e ‘80, quando cercavo di rivaleggiare con i Calegari ad aprire vie nuove sulle Orobie: si può arrampicare su granito nelle Orobie come in Val Masino? Avrei risposto dando del matto a chi avesse posto la domanda…! Credo che la migliore risposta sia lo Scudo del Venina: una piccola Val di Mello in terra Orobica… una liscia placconata gneissica larga circa 150 metri e alta circa 130 metri, che si erge come uno scudo granitico in Val Venina, regalatoci non solo dalla orogenesi alpina ma anche dalle glaciazioni, che 10 mila anni fa hanno “generato” il ghiacciaio della Val Venina che con le sue possenti masse glaciali spesse centinaia di metri ha levigato lo Scudo, rendendolo a noi, homo sapiens escalatorius, per il puro divertimento di una arrampicata stile “friction”, tutta in aderenza con progressione in run-out dove i cristalli quarziferi ti trasmettono il brivido adrenalinico di capire come si comporterebbe l’ultimo chiodo blade 7 metri sotto di te nel caso di sollecitazione violenta e improvvisa. E non basta l’amico Sergio, grande esperto di metallurgia e lavorazioni meccaniche, per rassicurarti sulla sua tenuta… Ne nascono due vie che nulla hanno a che invidiare con le famose vie di aderenza della Val di Mello, battezzate Walk on Venina’s Wild Side e Walk on Venina’s Right Side, in omaggio alla mia esperienza degli anni ’90 in terra californiana, dove Saddle Rock (molto simile alla Scudo), nel deserto californiano di Joshua Tree, offre una delle vie di aderenza su granito tra le più famose di tutto il Nord America, per l’appunto “Walk on the Wild Side” (in omaggio alla scandalosa canzone di Lou Reed): lo Scudo del Venina come Saddle Rock, e “Walk on Venina’s Wild and Right Side” orobiche per celebrare l’arrampicata in friction sulle Orobie! L'anno successivo concludiamo l'esplorazione dello scudo tornarndo in questa bellissima valle per aprire un'ultima linea. Sul lato sinistro dello scudo lo gneiss si spacca di netto formando un muro strapiombante alto più di 2 metri. Cercando il punto di minore resistenza troveremo un corno che sbuca dal muraglione formando un grande gradino terrazzato, tra le cui fessure crescono i fiori viola che danno il nome alla via "Terrazzo Fiorito".

                                                                                                        
3) VIA GIULIA
PARETE NO CORNO STELLA
MARCO E LUCA SERAFINI, 15 AGOSTO 2020
                                                                                                        
Le due vie descritte qui sotto sulla Parete NO del Corno Stella rappresentano per me una fortissima dimensione spirituale: la Cercando Valerio l’ho aperta nel 2018 insieme a mia figlia Giulia, scomparsa tragicamente in un incidente stradale nel luglio del 2019. La via Giulia l’ho aperta insieme a mio figlio Marco per dedicarla alla nostra figlia e sorella. La croce di vetta conserva una targhetta ed un fiore a suo ricordo.
La via Giulia conta sei intensi tiri di corda che risolvono direttamente il problema della grande placconata centrale del Corno Stella, quella solo sfiorata dalla Cercando Valerio, e non affrontata dalla Granitica Stellare (vedi Annuario 2018-2019). L’arrampicata più tecnica ed impegnativa sinora aperta sul Corno Stella, con difficoltà che arrivano al V+, ed una sostenutezza e continuità notevoli. La compattezza del GCCS è qui escalata ai massimi livelli, mettendo il primo di cordata alla prova di un’abilità alla chiodatura in fessure cieche o semi-cieche: il terzo tiro è davvero adrenalinico.

                                                                                                        
4) VIA CERCANDO VALERIO
PARETE NO CORNO STELLA
LUCA E GIULIA SERAFINI, 15 AGOSTO 2018
                                                                                                        
Una promessa all’amico Sergio Cantù (anch’egli apritore di numerose vie nuove sulle Orobie) mi porta a ripercorrere la Cercando Valerio, provocandomi un certo mis-feeling di nostalgia con un velo di tristezza. Grazie a Sergio, che conosco da poco, ed i fratelli Silvano e Gaetano Verderio, con cui arrampicavo quando avevo 15 anni, e che non rivedevo da circa 40 anni (a parte la bellissima uscita allo Scudo della Val Venina), sono tornato a ripetere la “Cercando Valerio” alla parete NO del Corno Stella. Il ricordo della prima salita con Giulia, sulle orme del grande alpinista Bruno Galli-Valerio, mi pesava ancora nel cuore, e non ci sarei forse mai tornato se tre grandi amici non mi avessero esplicitamente chiesto, e insistito, di portarli ad arrampicare in questo remoto angolo delle Orobie, su una parete che dopo la prima salita del 1910 era stata completamente abbandonata… più di cent’anni di oblio inspiegabile, visto che il Corno Stella esibisce la miglior roccia cristallina di tutte le Orobie. E visto che la sua vetta è calcata ogni giorno d’estate da decine, a volte centinaia di escursionisti avidi di godere del suo giustamente famoso panorama. Ho salito ormai 4 volte questa parete, e la cosa che sempre mi colpisce è vedere la processione di persone là in alto sulla cresta Ovest (quella percorsa dal sentiero che sale dal Lago Moro), mentre attraverso la desolata conca glaciale sommitale della Val Cervia, dove non ho mai incontrato anima viva, 300 m di quota sotto la grande bastionata che dalla cresta Ovest si protende a formare la parete vera e propria. Già, perchè la parete NO del Corno Stella è quasi invisibile sia dal Passo di Val Cervia che dalla cresta Ovest. Occorre risalire la Val Cervia per restare impressionati dalla sua possenza.
E’ una gemma nascosta in uno scrigno, e si deve arrivare ai suoi piedi per poterne ammirare la fiera bellezza. E tutte le volte non posso riandare all’epica narrazione del Galli-Valerio sulla sua prima salita dell’agosto 1910, che vi invito a leggere ammirando la vista del Corno Stella come pochi hanno sperimentato, dal fondo della Val Cervia, nei pressi della omonima Casera, quella dove i casari apostrofarono il Galli-Valerio dicendogli che si sarebbe ammazzato nel tentativo di risalita della parete NO!

Le nostre vie su Gneiss delle Orobie:

IV+/V, 6 tiri, R3

III/IV, 5 tiri, R2

Walk on Venina's Wild Side, IV+, 3 tiri, R4
Walk on Venina's Right Side, IV+, 2 tiri, R4
Terrazzo Fiorito, V, 3 tiri, R4

Vie sul Pioder del Pizzo Valbona
Lingua SX e DX, III+/IV, 3 tiri, R2
Placca centrale, IV, 1 tiro, R3


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