Apertura Falesia della Torre Dimenticata

7 VIE - 13 TIRI - 300m CHIODATI Per la descrizione dettagliata della Falesia, vai a:  Falesia Torre Dimenticata La  Falesia Torre Dimenticata  apre al pubblico con una selelzione di vie dal V al 6c. C'è ancora tanto lavoro da fare, ma vogliamo condividere con voi questo bellissimo posto. Alle vie Re Mugo e Non Dimenticarmi sulla Torre, si aggiungono la via The Edge , sul diedro di fronte alla Torre e il settore  MURAGLIA . La  MURAGLIA  è una placconata di 40 metri che si tuffa dai prati del colle Montu sulla parete nord della Torre Dimenticata. Le vie sono lunghe e sostenute: i primi 20 metri leggermente strapiombanti con un finale su placca tecnica e poco lavorata. La chiodatura è stretta per delle salite plasir e le soste sono unite da una corda fissa per poter provare tutte le linee dall’alto. Quattro linee solcano la Muraglia, più di 70 fix tra soste e rinvii. Il settore è stato chiodato da M. e L. Serafini,   D. Bonfanti ,  D. Soares ,  E. Cavenati,  F. Bizzoni Ringraziamo

Storie di Aperture - Una Gemma di nome Cuminello, Capitolo Uno


Autore: Luca Serafini, Marco Serafini

Tratto da un report pubblicato su Planet Mountain e un'articoletto dal portale della Valle Brembana Settembre 2021

Luca e Marco raccontano la scoperta della parete Nord del Cuminello e l'apertura della via Cacciatori di Gemme

Luca    
Si può credere che nelle Orobie esistesse ancora una parete Nord inviolata? Com’è possibile che dopo le molteplici generazioni di alpinisti (sia bergamaschi che valtellinesi) che si sono succeduti sulle Orobie negli ultimi 150 anni, una parete così estetica e accattivante come la Nord della Cima di Cuminello fosse ancora inviolata? Forse perché se ne resta celata come una gemma ben racchiusa in uno scrigno (lo Scrigno delle Orobie! Maurizio Agazzi docet), nascosta alla vista dal fondo valle, racchiusa in una conca glaciale che ha modellato la Val Cogola in una perfetta conca semi-sferica, scavandola in forma di toboga che precipita a valle con svariate balze moreniche intermedie, giù giù fino all’abitato di Valmadre, unico punto da cui la Parete Nord del Cuminello si concede agli sguardi. 

Ed in particolare dalla statua della Madonna delle Valli, da cui la vidi per la prima volta nel 2020. Da lì in poi è semplicemente una storia di ricerca su cartine IGM, immagini satellitari (grazie Google Earth Pro!!), archivi fotografici di colleghi alpinisti, e per finire un paio di sopralluoghi, uno senza successo dal Rifugio Dordona, l’altro super faticoso risalendo tutta la Val Cogola, ma di grande successo nel permetterci di guardare finalmente da vicino la parete.


A seguire un tentativo con Marco arenatosi dopo due tiri di corda causa temporale (con rientro bagnati fradici al Rif. Dordona). E per finire la stoccata vincente, con Marco e Lorenzo, resa possibile anche grazie all’affinamento e ottimizzazione di tutte le mosse necessarie. Lussuosa navetta-jeep del simpaticissimo Rosvel a Foppolo (per evitarsi 2 ore e 45 minuti di guida da Bergamo a Fusine e su per la Valmadre), che in andata ci scarica con il buio alle 6:15 al Rif. Dordona, e torna a riprenderci con il suo cordiale sorriso ancora con il buio alle 19:45.




Marco    


Quando mio padre mi disse di aver trovato una parete nuova di cui non c'erano precedenti relazioni, pensai subito a prati verticali intervallati da roccia marcia; su difficoltà così modeste e terreno così pericoloso che nessuno sano di testa ci vorrebbe arrampicare. D'altronde cosa resta da scoprire sulle Orobie, dove le pareti più belle sono così attrezzate che se allunghi il braccio rischi di rinviare la via sbagliata? Restano, per l'appunto, le pareti brutte, pericolanti, erbose, o con avvicinamenti eterni. Percorsi da contendere agli stambecchi, con cui spesso ti ritrovi a dividere la sosta.


Eppure dovetti ricredermi quando toccai la base della parete Nord del Cuminello, trovando una pietra levigata come nelle forre dei torrenti e compatta come il granito d’alta quota. Una lavagna di 200 metri dove disegnare linee, soste e vie di fuga.

Per sviluppo e difficoltà non ha nulla da invidiare ai luoghi presi d'assalto da generazioni di alpinisti che hanno scritto la storia delle Orobie, eppure per quanto ci prodighiamo, chiedendo ai local più esperti (Savonitto e Vannuccini in primis) e scartabellando vecchi annuari, non riusciamo a trovare traccia di alcuna salita. Ecco quindi che dobbiamo inventare tutto, dall'itinerario di avvicinamento, alla scelta della linea più logica e la progressione più consona.

Ci vorranno due estati e due tentativi di avvicinamento per toccare con mano l'attacco di Cacciatori di Gemme. È una giornata uggiosa di fine estate; fa ancora caldo, ma il cielo è basso basso e minaccioso. Dal rifugio Dordona seguiamo un sentiero ben segnato e recentemente promosso a mulattiera da una pacherina che troviamo oziante a qualche centinaio di metri dalla baita della Matta. Da qui con continui sali scendi giungiamo nella val Bonivento dove abbandoniamo le ultime tracce di sentiero e risaliamo su gande e tracce animali fino alla baita di Bonivento alta. Proprio qui, su questo poggio molto panoramico a quota 2180, si trova la chiave del Cuminello. Una barriera rocciosa, orlata da torri e intagli, che separa la Val Bonivento dalla testata della Val Cogola, e noi dalla nord del Cuminello.

Usando un po' le foto satellitari, un po' l'intuito e molto la cacca di stambecco, segno immancabile della presenza di un valico, riusciamo a rotolare in Val Cogola dove ci troviamo di punto in bianco al cospetto della parete.

Superiamo gli ultimi metri di ghiaione quasi di corsa, rubando sguardi verso l'alto mentre saltiamo da un masso all'altro. Toccata la roccia abbiamo la testa piena di idee, ma una linea sembra più logica di tutte; una grossa spaccatura che divide il centro della parete. Si attacca in un colatoio levigato dalla neve, che salendo diventa un grande diedro e termina in un canale appena sotto la vetta. La roccia è molto particolare. Sembra Gneiss, ma più levigato e molto più scivoloso. Mentre ci leghiamo, un grosso medaglione di quarzo ci scruta pochi metri sopra l'attacco e il cielo intanto si chiude sempre di più.


Riusciremo ad aprire tre tiri, prima di dover gettare le doppie e scappare sotto ad un poderoso temporale. È già la seconda volta in poche settimane che dobbiamo abbandonare un progetto sotto al diluvio, ma questa volta torniamo a casa con il sorriso e le chiavi del Cuminello.

Le foto dei primi tiri sono sufficienti ad ingolosire il resto della truppa e presto siamo di ritorno con Lorenzo e abbastanza fix per attrezzare le soste dei tiri più difficili. Come progressione decidiamo di utilizzare solo chiodi e protezioni veloci e di lasciare sprotetti gli ultimi tiri, più semplici e meno obbligati.


Questa volta il meteo è dalla nostra parte e passeremo una giornata splendida. Il quarto e quinto tiro, che tanto ci avevano ingolosito al primo tentativo, sono un concentrato di emozioni. Tensione, fatica, concentrazione, gioia e qualche urlo liberatorio quando Lorenzo si lancia sull'ultimo passo in traverso, arraffando lo spigolo del diedro e uscendo dalle difficoltà.

Dopo sette tiri e altrettante ore in parete, veniamo premiati da un insolito incontro. Seduti sull'olina della vetta del Cuminello, un'aquila maestosa sorvola la parete 50 metri sotto di noi, mostrandoci il dorso delle ali.


Mai ci era capitato di vedere un'aquila dall'alto e così vicina; abituati semmai ad osservarle con il naso all'insù, in controluce, strizzando gli occhi. Un bellissimo dono a coronare una giornata perfetta!

Le vie del Cuminello:



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