Autore: Luca Serafini
Spigolo dei Bergamaschi, apritori ignoti. 48 anni più tardi arriva la rivendicazione di Luca Serafini e Daniele Malgrati correlata da un vecchio manuscritto che descrive l'apertura.
Spigolo dei Bergamaschi allo Zucco di Pesciola - quale arrampicatore lombardo non conosce questa classica della zona Campelli - Piani di Bobbio? E com’è possibile che si chiami Spigolo dei Bergamaschi (in terra lecchese… il che è tutto dire!) se i primi salitori sono ignoti?? Persino un grande alpinista (e guida) come Ivo Mozzanica (r.i.p.), grande pubblicista e divulgatore di montagna, sempre scrupoloso, documentato e metodico nei suoi scritti, si è rassegnato a specificare “primi salitori ignoti” nella sua notissima guida “Zuccone Campelli: le trenta vie più belle”, edita nel 1986 ad opera del C.A.I. Barzio per il tipolito Spinelli (Milano, 1986).
L’arcano mistero dura tuttoggi: qualunque sito internet pluri-referenziato, al clic “spigolo dei bergamaschi” riporta la relazione tecnica completa della salita, classificandola come una delle belle classiche di IV grado dei Campelli, ma senza alcun indizio sui primi salitori. E al pari di tutte le altre classiche dei Campelli, anche lo Spigolo dei Bergamaschi ha beneficiato di un restyling completo ad opera dei Ragni di Lecco che lo hanno reso una scalata godibile in sicurezza con fix e catene alle soste: evidentemente anche loro ne hanno riconosciuto la bellezza…
Eppure qualcuno ai Piani di Bobbio deve sapere perchè si è deciso di chiamarlo così: forse il Fulvio Casari (r.i.p.), ospitando e rifocillando nel suo rifugio due scalcagnati ragazzotti bergamaschi di ritorno dall’apertura della via, spariti poi nel nulla insieme alle promesse di stesura della relazione tecnica, decise di battezzarlo così, giusto per ricordarne le origini. Da lì in poi tutti si sono adattati al nome, che oggi resta persino inciso sulla roccia alla base del primo tiro di corda.
Spigolo dei Bergamaschi: che ricordi… sapevamo di aver aperto una via ma eravamo ancora pivelli e scarsamente consapevoli… (io ero persino ancora minorenne). Ci sono voluti 48 anni per fare il “claim”: i primi salitori sono Daniele Malgrati ed il sottoscritto! 14 Settembre 1974, circa 48 anni fa, come testimoniato da un vecchio diario alpinistico manoscritto, andato perso tra Los Angeles, Milano, Roma e Rio de Janeiro, e recuperato miracolosamente intatto tra l’entropia cartacea tipica del multi-studio di un fisico. Se non avessi ritrovato il diario nemmeno mi ricordavo che lo Spigolo dei Bergamaschi fu la mia prima “prima” (pensavo che fosse quella del 1976 allo spigolo NNE della Sfinge dei Tre Signori, aperta con gli amici del CAI Zogno).
La storia della prima salita è per un’altra volta, ora annoierebbe i più di voi, lontani anni luce dallo spirito della nostra vecchia generazione e dal ritmo slow dell’inchiostro su carta (detto senza polemiche, anzi con ammirazione, verso il ritmo fotonico del mondo digitale che irreversibilmente ci trascina). Allego solo le prime due pagine (delle 13 totali del report) che descrivono la genesi della concezione arrampicatoria dello Spigolo dei Bergamaschi (avvenuta un giorno di qualche mese prima, di ritorno dalla Comici con l’amico Silvano), il timore mio e di Daniele di fronte alla nostra prima “prima” e tutto ciò che questo battesimo del fuoco rappresentava in termini di incertezzza sul nostro successo e sulla possibilità di ritornare a casa incolumi (rigorosamente con gli scarponi e i chiodi - scarpette, friends, etc sarebbero arrivati solo anni dopo).
È così importante sapere chi ha aperto per primi lo Spigolo dei Bergamaschi? Probabilmente no, ma come dice il saggio: “per me priceless! per tutto il resto c’è m…card”.
Ecco il manuscritto originale, direttamente dal diario personale dell'autore. Un racconto scritto quarantotto anni fa all'età di 17 anni, rinvenuto quasi per caso tra vecchi libri di montagna e appunti di via.
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